Lo spazio vuoto

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Horror Vacui è una locuzione latina che indica la paura del vuoto, inteso come spazio interiore.
Ora potremmo intenderlo anche come spazio fisico: questa piazza, questi tavoli vuoti fanno paura.
La comunicazione è diventata il bisogno primario dell’essere umano moderno. Se questa è una società liquida come l’ha definita Bauman, occorrono navi moderne per navigare in questi mari e raggiungere l’altro, l’altrove. L’acqua non lascia spazi inesplorati, riempie ogni singolo luogo. Ed è proprio questo bisogno di riempirsi che esprime chi non vuole e non sa restare scollegato. Una bulimia di parole, scritte, lette, dette, chattate, digitate, inviate. Parole e suoni, rumori, viaggiano come onde, tentacoli ubiquitari.
E’ possibile osservare chiaramente la paura che anima questa epoca storica di restare nello spazio vuoto, ma ora questo spazio ci ha avvolti, da mesi ormai.
Vorremmo finalmente sederci a quei tavoli, ordinare e stare insieme, tornare a riempire lo spazio.
Sarebbe bello farlo però in un modo nuovo, lontano dalla consuetudine del rumore che ci avvolgeva, cercando non solo di esprimere noi stessi ma di ascoltare davvero ciò che ci circonda, uscendo dai nostri conosciuti confini e restando per un attimo sospesi, spogliati di ciò che conosciamo. Solo così potremo prestare davvero attenzione a ciò che accade intorno e com-prenderlo.
Un passo nel nulla, rinunciando alle maschere che il vivere ci impone, disposti a essere “nessuno ” per un po’, semplici osservatori.


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